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NICOLA PETRARA


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NON MI CHIAMO EVA

 

Il rapporto con il corpo nudo ha perso ogni suo legame con la dimensione divina dell’Eden. Prima del peccato originale, l’uomo e la donna indossavano la “veste di grazia”, il corpo glorioso della creazione. Il nudo non era né bellezza né fascinazione. Meno che mai imbarazzo. 

Con la caduta dell’innocenza, quando “si aprirono gli occhi di entrambi e videro che erano nudi” (Gen. 3,7), la scoperta della propria condizione li spinse a coprirsi condannando noi tutti alla vulnerabilità e al peccato.

 

“Non mi chiamo Eva” è un lavoro sulla ricerca ancestrale dell’innocenza della figura femminile. La libertà di abitare il proprio corpo senza colpa, di rivestirsi di quella luce posseduta un tempo e che oggi è solo condanna, pregiudizio, martirio. 

Nella mia ricerca, queste donne prendono le distanze dall’archetipo Eva, colpevole di seduzione e dell’inganno. I loro volti sono onesti, privi di vergogna, velati dalla solitudine dell’incomprensione o diretti nell’auto-affermazione. 

 

“Non mi chiamo Eva” vuole ribadire che “essere” ha una potenza di diritto di nascita che non ha nulla a che vedere con il sembrare, l’ apparire, il mostrarsi. Si è questo! 

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